"Sarà bene che l’uomo di domani tenga presente, come esempio negativo, l’inutile distruzione che ha subito un territorio, la cui immagine era il simbolo della cultura e della bellezza.
Il necessario adattamento di una zona o di un paese a nuovi bisogni non presuppongono necessariamente la distruzione di quello che c’è.
Si deve ovviamente capire che la Sicilia degli anni ’50, dove il panorama industriale era povero e ristretto, l’isolamento dai mercati internazionali quasi totale, l’apparato portuale e ferroviario guasto dalla guerra, l’idea della creazione di un’ampia zona industriale sembrava la condizione inspirata per uscire dalla miseria del passato. Così si è creato (era storicamente inevitabile) questo sentimento di necessaria rottura con il passato: la vita di domani doveva rinnegare quella di ieri, se si voleva cancellare e dimenticare le umiliazioni del passato.
Questa zona, in un arco di tempo che non supera una generazione, si è trasformata in un altro mondo in cui vivono in tutt’altra maniera altri uomini, in totale frattura con la vita delle generazioni passate.
Il necessario adattamento di una zona o di un paese a nuovi bisogni non presuppongono necessariamente la distruzione di quello che c’è.
Si deve ovviamente capire che la Sicilia degli anni ’50, dove il panorama industriale era povero e ristretto, l’isolamento dai mercati internazionali quasi totale, l’apparato portuale e ferroviario guasto dalla guerra, l’idea della creazione di un’ampia zona industriale sembrava la condizione inspirata per uscire dalla miseria del passato. Così si è creato (era storicamente inevitabile) questo sentimento di necessaria rottura con il passato: la vita di domani doveva rinnegare quella di ieri, se si voleva cancellare e dimenticare le umiliazioni del passato.
Questa zona, in un arco di tempo che non supera una generazione, si è trasformata in un altro mondo in cui vivono in tutt’altra maniera altri uomini, in totale frattura con la vita delle generazioni passate.
La stessa generazione ha visto e vissuto senza transizioni il passaggio dall’asino altrove, attardato ma qui ancora ieri onnipresente al traffico intenso e disordinato della zona industriale, dalle lotte agrarie , da una società feudale a un sindacalismo moderno importato bello e pronto dal nord. Se è vero che l’evoluzione auspicabile di una società consiste nel far progredire armonicamente tutte le componenti del vivere civile non si può negare che una rottura così brusca che ha ignorato volutamente tutte le componenti della vita, abbia provocato profondi disturbi e traumi nella generazione che l’ha vissuto e subito."
(G. Vallet - G. Voza)
Queste illuminate parole di due archeologi di fama mondiale sono la premessa di "La migliore vendetta è il successo", spettacolo che è valso ad Alessio Di Modica una menzione speciale al premio Scenario 2003.
Alessio non è nuovo né al teatro "sociale" (molti lo ricorderanno già ospite di Panorami della Contemporaneità con "Da faro a faro", sulla sua esperienza al G8 di Genova) né ad un tipo di narrazione più emozionale che descrittiva (ma non per questo meno efficace o precisa), né all'orgoglio di raccontare senza censure una Sicilia tanto reale e visibile quanto quella ritratta nelle cartoline e nelle immagini delle riviste turistiche; la Sicilia delle delle ciminiere, delle basi militari, del cemento sulle coste, delle periferie sempre più degradate e abbandonate a se stesse.
L'appuntamento è per le ore 21 di questa sera (giovedì 23 agosto) a Caltagirone, nel parco di Villa Patti (facilmente raggiungibile, per i non calatini, seguendo le indicazioni per l'Ospedale e/o la chiesa di Santa Maria di Gesù)
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