giovedì 4 agosto 2011

Francesca e il Re Nudo, ovvero: Batalia vista dal liceo.


Francesca Sortino, una dei partecipanti ad "Universo Teatro" - il progetto formativo di Nave Argo che da diversi anni coinvolge giovani liceali ed universitari nel backstage e nel team organizzativo/logistico delle rassegne "teatrinfiniti" e "Teatri in Città" - condivide con noi una brillante recensione dello spettacolo d'apertura di Teatri in Città 2011.




Pinocchio è scaduto: un'interessante metafora all'insegna di un esame di sé stessi in coscienza di ciò che si è fatto in passato, diventa la conclusione del primo spettacolo del XVII festival del teatro organizzato dall'associazione calatina Nave Argo che la scorsa sera ha visto protagonisti i quattro componenti della compagnia teatrale palermitana "La Pentola Nera".

In un essenziale quanto suggestivo scenario a sfondo nero riempito da strumenti musicali e fotografie illuminate da ceri accesi, si collocano i quattro attori-musicisti i quali hanno dato vita ad una storia quantomai attuale: si tratta di una irriverente satira politica tersa di pseudonimi in cui Tizio Re deve fare i conti con la propria coscienza e con le menzogne e la corruzione che, purtroppo, nella politica quotidiana sono ormai all'ordine del giorno. Tizio Re, prima circondato da importanti personalità, chiusosi volontariamente nell'esilio di una torre perché rinnegato dallo stesso popolo che l'aveva eletto suo rappresentante, si vede abbandonato anche dalla moglie, Pandemonium, con la quale oramai non condivide più neanche "il tempo delle fotografie a farci vedere a fare la spesa"; una donna che si è in seguito venduta al miglior offerente, nonché peggior nemico del suo stesso consorte.


Interessanti sono i meccanismi svelati riguardanti la stesura di un discorso che possa far tornare in auge il nostro sovrano-specchio: un uomo che muta volto a seconda della persona che gli sta davanti ma che, nonostante tutto, mantiene sempre lo stesso sorriso di circostanza che lo caratterizza: uno sfacciato ghigno di angoscia e corruzione che lo rende manifesto pubblicitario di ciò che il popolo vuole vedere e che in realtà non ha: il benessere.

Tra note di scherno ed originali composizioni musicali che rendono lo spettacolo un inaspettato susseguirsi di scene e monologhi dal ritmo incalzante e dalle molteplici sfumature, il pubblico sorridente si è lasciato travolgere da urla e sussurri; dalla passione degli attori che hanno dato uno spunto di riflessione per cui l'assoggettamento a quei mezzi di comunicazione che Guccini riassume in "riflettori e paillettes" è un fenomeno che dilaga sempre più perché sempre meglio riesce a mascherarsi rendendo brillante e luminoso ciò che invece ci dovrebbe più spaventare: l'ignoranza. L'ignoranza di un mondo del quale conosciamo solo la facciata che la casta vuole farci conoscere, quello della maschera pirandelliana, del volto imbellettato per nascondere le brutture.

Sembra quasi un tragicomico ritratto di Dorian Grey che è più comodo a tutti non svelare, per quel rimorso che ci affligge per cui si è consapevoli di vedere ciò che si vuole e si aspetta sempre che qualcuno agisca prima di noi, divenendo pertanto ciascuno, causa di quel malessere comune dovuto all'eterna attesa di un "eroe" o di un martire che da solo cercherà di cambiare questo storto mondo; il ritratto di ciascuno di noi che, in fondo, ci lascia tutti con un amaro sorriso sulla bocca.


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